COME GLI UCCELLI
di Wajdi Mouawad
consulente storico Natalie Zemon Davis
traduzione di Monica Capuani del testo originale Tous des oiseaux
adattamento di Lorenzo De Iacovo e Marco Lorenzi
regia di Marco Lorenzi
personaggi/interpreti Federico Palumeri – Eitan, Lucrezia Forni – Wahida, Barbara Mazzi - Eden - Leah giovane, Irene Ivaldi – Leah, Rebecca Rossetti Norah - Infermiera, Aleksandar Cvjetković – Etgar, Elio D’Alessandro - David - Cameriere, Said Esserairi - Al Wazzân, Raffaele Musella - Etgar giovane - Rabbino - Medico
foto di scena Giuseppe Distefano
un progetto de Il Mulino di Amleto
una produzione A.M.A. Factory, ERT-Emilia Romagna Teatro Fondazione, Elsinor Centro di
Produzione Teatrale e Teatro Nazionale di Genova
in collaborazione con TPE - Teatro Piemonte Europa e Festival delle Colline Torinesi
con il sostegno di Bando ART-WAVES Produzioni 2022 e 2023 della Fondazione Compagnia di
San Paolo
«Ci sono testi teatrali e spettacoli con cui fai un pezzo di strada, passi del tempo insieme, diventano un viaggio di conoscenza per te e per chi percorre quella strada insieme a te, e poi, quando tutto è finito ci si lascia come è normale che sia. Poi, ci sono testi teatrali e spettacoli che sconvolgono tutto, come una bomba piazzata nel bel mezzo della tua vita d’artista. Incontri che ti segnano per sempre.
Come gli uccelli / Tous des oiseaux fa parte del secondo tipo di incontro.
Di recente a New York, io e Barbara, siamo entrati per caso in un negozio, ad Harlem. Parlando con il proprietario gli abbiamo chiesto perché avesse scelto come simbolo di quel negozio una tartaruga. Ci ha risposto: "Perché la tartaruga procede in avanti solo quando tira la testa fuori dal guscio". E lo porto nel cuore mentre mi addentro nella storia complessa e magnifica scritta da Wajdi Mouawad. Il grande teatro infatti ci sa stupire nel momento in cui decidiamo di "uscire di casa", di andare verso l’altro a costo di andare contro la nostra propria tribù – come direbbe Mouawad stesso.
E Tous des oiseaux è grande teatro. Il grande teatro che intreccia la grande storia con quelle più piccole e intime che appartengono alla nostra vita e ai nostri desideri, che dilata il tempo mentre ci perdiamo in un rito potente e emozionante che parla non solo di noi, ma dei grandi movimenti della storia stessa. Che ci tocca profondamente l’anima mentre urla con prepotenza le sue domande politiche e umane. Che non ci lascia indifferenti di fronte all’amore e alla crudeltà dell’essere umano. Tous des oiseaux è grande teatro, forse il miglior tipo di teatro, perché sa giocare con la forma, con i linguaggi, portarli alle estreme conseguenze del virtuosismo senza però perdere mai il contatto con quel bisogno ancestrale che il teatro porta scritto nel suo codice genetico: farci emozionare.
A questo punto diventa una grande sfida portarlo in scena. E farsi “veicolo” di tutto questo. Ma penso che da sempre faccia parte del mio percorso e del Mulino di Amleto ricercare instancabilmente di spostare i confini del teatro qualche metro più in avanti rispetto». Marco Lorenzi
«Ci sono testi teatrali che anticipano la realtà e diventano sempre più attuali e profetici con il passare del tempo. Tous des oiseaux di Wajdi Mouawad è uno di questi. I personaggi parlano lingue diverse non solo in senso letterale. Perché si parla inglese, tedesco, arabo ed ebraico (anche se Mouawad lo ha scritto in francese)? Perché ognuno usa la propria lingua madre per esprimere la propria identità o ricerca di identità. Quindi Tous des oiseaux è un testo in cui la lingua diventa grande protagonista. Una lingua densa, calda, magmatica e materica come lava, come creta. Che agisce, modella, crea e muove i personaggi come nuovi golem dolorosamente pensanti e senzienti.
Mentre lo traducevo ho sentito, più forte che mai, la responsabilità di restituire nella mia/nostra lingua la struggente poesia del testo e l’importanza del messaggio che porta. E cioè che, al di là delle sovrastrutture in cui ci siamo ingabbiati - idiomi, religioni, tradizioni ideologiche, convinzioni politiche diverse - in realtà, nella nostra umanità più profonda, siamo tutti uguali». Monica Capuani
durata: 1 ora e 40 (I parte) + pausa + 1 ora e 15 (II parte)